L’epoca dei principi vescovi (ca. 900 – 1100)


Il duca si doveva affidare al seguito ed alla lealtà dei suoi nobili e sudditi. Per questo motivo gradualmente si introduceva l’uso di concedere fondi per particolari meriti. Questi cosiddetti feudi con il tempo divennero ereditari. Il Ma in tempi di pericolo il feudatario era obbligato al servizio militare per il duca.
Ma i duchi bavaresi non avevano fatto buone esperienze con le famiglie nobili. Il feudo era ereditario e i feudatari spesso non assolvevano i loro obblighi. Per questo motivo i principi cercavano altri seguaci. La scelta cadeva sui vescovi che allora furono nominati quasi esclusivamente dal re con il compito di numerosi adempimenti statali e politici. In base ai loro duplici compiti venivano chiamati principi vescovi ed erano responsabili per intere contee. In questo modo si cercava di evitare l’ereditarietà dei feudi e nel contempo riuscire a garantire una maggiore lealtà verso il sovrano. Il duca invece aveva un maggiore controllo sui vescovi, in quanto i principi vescovi erano nominati da lui stesso. Da quel tempo i vescovi erano nobili laici e religiosi in unione personale ed inoltre giudici supremi. Gli atti del 1027 testimoniano che l’imperatore Corrado durante il suo ritorno dall’Italia concesse al vescovo Ulrico II la contea di Trento e la contea di Bolzano distaccata dalla contea Norital mentre al vescovo di Bressanone Hartwig concesse una contea che si estendeva dalla Val d’Ega attraverso la Valle Isarco ed il Brennero fino all’Unterinntal in Tirolo. Il territorio tra il Rio Cardano e Breien attualmente non può essere ascritto ad una precisa diocesi, ma probabilmente l’odierno territorio comunale era sotto la giurisdizione della diocesi di Bressanone, mentre quello della Val d’Ega apparteneva alla diocesi di Trento.

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